L’olivo è una pianta generosa e resistente; se la terra in cui affonda le sue radici è naturalmente ubertosa, come nel caso dei nostri oliveti, l’intervento sul ciclo produttivo può limitarsi a periodici trattamenti con concimi organici, di solito in coincidenza con le potature.
Lo spazio tra i filari delle piante è di circa nove metri, come nel più antico dei nostri uliveti, in contrada Ponte; impiantato intorno all’anno 1837, questo uliveto è definito in catasto come “uliveto di prima”, dicitura che si riferisce a una distanza ottimale, che lascia alle radici dell’albero tutto lo spazio che loro occorre. Ai fini dell’impollinazione, fra i filari di Tonda iblea, abbiamo piantato una decina di ulivi di altre varietà. Queste olive meno pregiate, comunque, vengono escluse tassativamente al momento della raccolta.
La coltivazione consiste nella asportazione dei polloni emessi dal porta innesto selvatico, in arature non molto frequenti e comunque superficiali, per rispettare al massimo l’apparato radicale anche capillare delle piante, e nella potatura.
Quest’ultima gioca un ruolo importante nel tenore della produzione, poiché, come accenniamo nelle pagine dedicate alla storia dell’olio ibleo, le piante di olivo, e particolarmente quelle di Tonda iblea, tendono naturalmente ad essere fruttifere un anno ogni due. Tramite un’accorta strategia di potatura, è stato possibile suddividere gli oliveti in due zone, così che l’una sia produttiva quando l’altra è infruttifera. Solo così ci è possibile soddisfare ogni anno le richieste dei nostri clienti senza disobbedire al contempo al suggerimento della sapienza popolare che raccomanda il consumo di vinu viecciu e uoggiu nuovu (vino vecchio e olio nuovo).
La nostra zona è spesso soggetta a lunghi periodi di siccità. Nei nostri uliveti un moderno impianto di irrigazione consente quando necessario di assicurare un minimo di umidità. Abbiamo scelto irrigatori a goccia, per garantire il massimo risparmio delle falde acquifere che scorrono sotto i nostri terreni: una risorsa del cui valore siamo pienamente consapevoli.
Quanto agli attacchi di mosca olearia, escludiamo ormai da più di dieci anni qualunque trattamento antiparassitario. Il nostro olio, quest’anno ancora “in conversione al biologico”, sarà biologico de iure dall’anno prossimo, ma lo è, di fatto, da ben prima. Per evitare danni ai frutti adottiamo semplicemente l’anticipazione del raccolto, che avviene quando la mosca non si è ancora riprodotta. Le ripercussioni sul gusto e sull’acidità dell’olio determinate da questo parassita sono infatti assolutamente da evitare, in considerazione sopratutto dei danni alla salute che determinano.