Mettiri furcuni pi san Martinu e ciuiri u trappitu pi Natali.
Così recita un antico detto delle nostre zone, invitando a iniziare la raccolta a San Martino (l’undici novembre) e a chiudere l’oleificio a fine dicembre. E in effetti, fino all’inizio degli anni ’90, il raccolto difficilmente cominciava prima di novembre, anche perché:
Auliva ciù penni e ciù renni.
“L’oliva più pende (dal ramo, perché gonfia e matura) più rende”. E in effetti, con il procedere della maturazione la resa aumenta, se non in percentuale, di certo in assoluto, dato il maggior peso del frutto. In questo senso, una raccolta tardiva è certamente più redditizia, e non si potrebbe dar torto ai nostri avi olivicultori.
D’altro canto, come spiegato altrove in questo sito, protrarre tanto la permanenze delle drupe sugli alberi le esponeva molto di più all’attacco dei parassiti e di malattie come l’occhio di pavone.
Tutto questo è cambiato nel tempo, sia a causa delle scoperte sul campo dei coltivatori stessi, sia in seguito all’introduzione ufficiale del disciplinare DOP. L’inizio della raccolta è stato anticipato fino ai primi di ottobre, periodo a cui corrisponde la prima fase di maturazione delle olive. In fondo anche questa novità era stata annunciata da un altro proverbio, legato come il primo alle festività religiose, che smentiva i due precedenti precorrendo i tempi:
Ppo Rrusariu, Maria BBiata, a uliva è ugghjata.
“Per il giorno del Rosario, festa della Beata Maria Vergine (che cade il sette ottobre), nell’oliva comincia a esserci l’olio”.
Altre innovazioni, al contrario, non sono vantaggiose: l’abbacchiatura con mezzi meccanici abbatte i costi, ma è meno igienica e danneggia le cellule superficiali del frutto, favorendo fenomeni di ossidazione che hanno inevitabili ripercussioni sull’olio. Inoltre queste procedure risultano dannose anche per le piante, il cui fusto viene indebolito dagli scuotitori.
Per queste ragioni la nostra azienda ha sì fatto propria l’anticipazione della raccolta, ma questa si svolge ancora per brucatura, a mano, in modo da conservare l’integrità del frutto fino al momento della molitura. Raccogliendo le olive a mano è inoltre possibile selezionarle accuratamente, per scartare quelle troppo mature o malate, che inciderebbero negativamente sul sapore dell’olio. Un altro antico detto ci conforta nella nostra scelta:
Auliva ch’è cuggiuta cu la mazza, uoggiu di mal assapori ‘n ciazza.
E cioè: “L’oliva raccolta coi bastoni porterà al mercato olio di cattivo sapore”.
Raccogliamo solo ed esclusivamente le olive della varietà Tonda iblea, perché il nostro olio possa essere definito a pieno titolo monocultivar. Ricordiamo che, stando alle direttive del Consorzio per il DOP dei Monti Iblei, è sufficiente che la Tonda iblea raggiunga l’80% delle olive molite. La nostra è una scelta di purezza intesa a soddisfare i palati più esigenti.